Inconscio
"L'inconscio non conosce né giudizi di valore, né il bene e né il male, e nemmeno la moralità" (Sigmund Freud)L'inconscio è un complesso di processi, contenuti ed impulsi che non affiorano alla coscienza del soggetto e non sono quindi controllabili razionalmente. Il termine inconscio nel pensiero di Sigmund Freud si riferì dapprima ad una parte della mente in cui si trovano i contenuti psichici rimossi, per poi passare ad indicare i contenuti stessi che possono riaffiorare nei sogni in forma simbolica, o manifestarsi come atti mancati come i lapsus e le distrazioni. Durante le numerose sedute di cura Sigmund Freud si rese conto che non tutta l'attività psichica dei suoi pazienti era riducibile alla sfera della coscienza, ai pensieri, alle idee ed ai ricordi manifestati esplicitamente e con spontaneità. Alcuni elementi psichici, ad esempio i ricordi di alcune esperienze, affioravano alla memoria ed alla coscienza dopo che i soggetti avevano superato numerose resistenze.
Il padre della psicanalisi giunse a supporre l'esistenza di un luogo psichico separato, a cui diede il nome di inconscio, dotato di un'energia, di un sistema di valori e di meccanismi autonomi rispetto a quelli della coscienza. L'interiorità umana, quella che tradizionalmente era definita anima o psiche ed era ritenuta indistintamente la sede della razionalità, della volontà e delle emozioni, venne perciò indagata come un complesso di luoghi diversi, ciascuno dotato di una sua forza e di una sua autonomia. Era così possibile conoscere particolari aspetti della personalità soltanto percorrendo vie molto tortuose. Poteva essere quindi necessario analizzare i sogni dei pazienti o le loro manifestazioni di ansia, oppure prestare attenzione ad alcuni gesti quotidiani, od a espressioni e modi di dire apparentemente insignificanti. Sino agli anni ’20, l'inconscio fu un concetto completamente semantico, linguistico, dotato di una razionalità che ne faceva un produttore di senso, capace di esprimere quindi il significato di una verità rimossa, che ritornava dall'inconscio, inteso altresì come luogo, simbolo metaforico dei sintomi. L'inconscio in sostanza era una ragione, che trascendeva quella dell'Io, e che comunicava attraverso le sintomatologie la verità non consapevole. L'iniziale ottimismo terapeutico di Sigmund Freud fece dell'inconscio un luogo dotato di senso, che richiedeva un'ermeneutica, una capacità interpretativa specifica.
La prima psicoanalisi era quindi depositaria del significato di siffatto inconscio, era una disciplina che si autocandidava all'ermeneutica totale, definitiva. Pi avanti, Sigmund Freud nell'illustrare il nuovo statuto dell'Io, introdusse la nuova istanza dell’Es, che descrisse riportando le parole di Georg Walther Groddeck come “la forza ignota e incontrollabile da cui veniamo vissuti”. Al di là della pittoresca quanto precisa definizione che già ne svela l'essenza non pi decifrabile né assoggettabile, Sigmund Freud elaborò il concetto preso a prestito da Georg Walther Groddeck nella sua concezione della psiche. Al di là della collocazione topica delle nuove istanze, il padre della psicanalisi invitò a non considerarele quali entità separate, mettendo in guardia dal sostanzializzarle, e cio quello che di nuovo s'impose alla visione di un inconscio originario, che s'incarnava nell'Es, e da cui e su cui si sviluppavano le altre istanze. Da queste considerazioni presero il via molte ipotesi circa l'origine dell'Es e la possibilità di un'ereditarietà stessa dell'Es. Benché Sigmund Freud non abbia potuto scrivere nulla di assoluto in merito, bene comunque ricordare che nelle frammentarie annotazioni che questi prese nell'estate del ’38, quindi poco prima di morire, contenute sulle due facciate di un foglio considerato il suo testamento programmatico, scrisse di possibili mutamenti sull’ipotetica vestigia ereditaria dell’inconscio, e ciò evidenzia la non dogmaticità dell'insegnamento freudiano, ed altresì la mancanza di uno statuto d'attinenza definitiva.
Inconscio collettivo
Termine derivante dalla teoria di Carl Gustav Jung, che indica l'insieme dei contenuti psichici universali preesistenti all'individuo e legati al complessivo patrimonio della civiltà, e propriamente, gli archetipi. Infatti Carl Gustav Jung, ha fortemente contribuito a fare chiarezza sul concetto e sulle definizioni del termine inconscio. Nei suoi studi ha distinto l’inconscio personale dall’inconscio collettivo.
Quest’ultimo, secondo lo psicologo svizzero, si manifesta attraverso archetipi che trovano il loro riferimento nel patrimonio storico-culturale di un vasto gruppo o dell’intera umanità e si presentano nei simboli onirici e nelle allucinazioni, ma anche nelle visioni dei mistici, nei riti religiosi e nelle opere d’arte.
La scoperta dell’inconscio e le elaborazioni della psicanalisi hanno avuto un grande impatto sulla nostra civiltà: non a caso il sostantivo inconscio diventato parte del vocabolario comune, superando i limiti della terminologia tecnica della medicina.
Considerazioni di Sigmund Freud
Il sogno una manifestazione psichica, onirica, mirata alla realizzazione di un desiderio pulsionale non realizzato nella realtà, utilizzando prevalentemente i simboli degli archetipi.
I lapsus, le forme d'amnesia momentanea ed i falsi ricordi non sono casuali. Con la “strutturazione” Sigmund Freud ci indica che il nostro inconscio strutturato in: Io - Es - Superio. L'Es il nostro istinto, le nostre pulsioni. Il Superio sono gli insegnamenti morali, sociali ed educativi. L'Io il mediatore tra l'Es ed il Superio.
Considerazioni di Jacques Lacan
Il linguaggio si suddivide tra significante e significato: il significante il concetto, il simbolo, quello che si vorrebbe esprimere, che si forma nella mente e viene trasmesso per mezzo della comunicazione; il significato invece, sempre secondo Jacques Lacan, ciò che viene decifrato e capito dal ricevente e, di sovente, vi sono delle vere sorprese se si cerca di capire quanto gli altri hanno compreso che cosa noi volessimo esprimere. Anche qui, adesso …Considerazioni di Noam Chomsky
Tutto ciò che serve a manifestare all'esterno la nostra interiorità ha il nome di linguaggio, ossia linguaggio parlato, scritto e gestuale. Esso si suddivide, in termini strutturali, in una parte superficiale ed una pi profonda, inconscia.
Noam Chomsky sottolinea che la parte superficiale riguardi l'organizzazione della frase, mentre la parte pi profonda sia attinente al substrato strutturale astratto.Considerazioni di Melanie Klein
Le definizioni secondo Melanie Klein di determinismi inconsci
sono: la coscienza di una casualità od eccezionalità nei processi mentali, giacché ogni evento psichico viene determinato dagli eventi che lo hanno preceduto, in cui il fattore tempo, come lo si concepisce coscientemente, non esiste. Oltremodo, il senso di colpa che si riferisce sempre ad un evento psicologico passato, e l'angoscia che si riferisce sempre ad un evento psichico futuro.